mercoledì 30 agosto 2017

La serie della letteratura giapponese ~ 47 ~


Due foto del mandarino selvatico


Makura no Soushi (47)

~ Il primo saggio in Giappone, scritto da Sei Shonagon ~

Il testo (46)

Trentatreesimo paragrafo (3)

Chiacchierando cosi, stava per fare chiaro attorno ed è cominciato a sentirsi la voce della gente che si stava alzando qua e là. Anche la nebbia si stava dissipando.

Allora, l’amante della donna che era andato via prima, le ha mandato un messaggero facendogli portare una lettera dell’amore per lei. Ma questo messaggero, vedendo quell’uomo che stava parlando con lei, non ha potuto gliela consegnare per pudore.  Questa lettera che è attaccata al ramo della lespedeza è profumatissima d’incenso.

L’uomo quindi, sentendosi imbarazzato, è andato via subito ma gli è venuta l’idea d’improvviso che, anche la sua ragazza potrà essere nella stessa situazione come questa donna.

(N.B

Questa descrizione è una scena che può succedere nel palazzo imperiale ogni tanto.  È uno schizzo della vita aristocratica.)

Trentaquattresimo paragrafo (1)

Fra gli alberi da fiore, questo di pruno è il più bello sia colore rosso sia bianco. Il fiore di ciliegio invece, è il più bello quello di colore più intenso, che è fiorito pienamente sul ramo abbastanza sottile. Il glicine è meraviglioso quando è fiorito col grappolo lungo e viola forte.


Dalla fine dell’aprile all’inizio del maggio, il fiore del mandarino selvatico che è fiorito bianco fra le foglie verdi lucide, soprattutto quando è piovuto, è veramente bello e raffinato. Fra i fiori profumatissimi, si vede il frutto come se fosse la palla d’oro. Quest’atmosfera non è veramente inferiore di quella del fiore di ciliegio bagnato dalla rugiada del mattino, che è elogiata da tutti.

Poi, il mandarino selvatico che è stato sempre il tema di Waka da molto tempo come l’albero su cui appoggia il cuculo. È troppo splendido da esprimere con le parole.

(N.B


Dal tempo vecchio, i poeti amavano molto la voce del cuculo e l’albero del mandarino selvatico, considerandolo il simbolo dell’eternità. Perciò queste due cose sono state sempre il tema di Waka molto importante.)

domenica 27 agosto 2017

La serie della letteratura giapponese ~ 46 ~


Due foto di Kicho




Makura no Soushi (46)

~ Il primo saggio in Giappone, scritto da Sei Shonagon ~

Il testo (45)

Trentatreesimo paragrafo (2)

E lui ha trovato una donna che stava dormendo. Lui quindi, pensando che, anche il suo ragazzo appena appena sia andato via, ha continuato a guardarla.

Vicino al suo cuscino, si vedono il ventaglio aperto e alcuni pezzi di carta sparsi attorno di Kicho (una specie di paravento coperto di stoffa, come si vede alla foto di sopra).

La donna, sentendosi dell’aria umana vicina a lei, si è svegliata e ha guardato sopra attraverso la giacca che copriva.  Allora, lei ha visto un uomo che le guardava sorridendo. Non era l’uomo sconosciuto, ma, neanche tanto amichevole per lei. Perciò lei è un po’ indispettita perché era visto il suo stato addormentato.

“Oh! Mi sembra che voi avete ancora rimpianto per il suo ragazzo che già è andato via.”

L’uomo ha detto cosi con il tono da prenderla in giro, sporgendosi un po’ dall’avvolgibile.

La donna ha risposto:

“Mi sento rabbia a colui che è andato via prima di posarsi la rugiada sul fiore.”

Si tratta di qualcosa che non vale la pena di menzionare questo scambio delle parole, ma, non è male il loro comportamento.

L’uomo ha cominciato a tirare il ventaglio vicino al cuscino di donna con il suo, allora, la donna al contrario, pensando che lui si sta avvicinandola, si è ritirata dietro.

L’uomo quindi, con il ventaglio a mano, ha detto facendo finta di rimproverarla leggermente:

“Mi trattate freddamente cosi?”

mercoledì 23 agosto 2017

La serie della letteratura giapponese ~ 45 ~


Due foto della luna all'alba


Makura no Soushi (45)

~ Il primo saggio in Giappone, scritto da Sei Shonagon ~

Il testo (44)

Trentatreesimo paragrafo (1)

In luglio (equivale all’agosto nel calendario solare), fa molto caldo, perciò io dormo sempre tutte le porte aperte. Quando si vede la luna, mi sveglio ogni tanto e guardo fuori. Soprattutto, la vista dell’alba in cui la luna è ancora visibile dopo lo spuntar del sole è veramente meravigliosa!

Guardando cosi la luna dell’alba, mi ricordo un aneddoto di una mia collega. Lei è un’ancella che aveva la sua camera (1) nel palazzo imperiale. E lei, dopo che è andato via il suo amante all’alba c, dormiva vestita sciolta coprendo il capo e corpo con una giacca lunga (2).

A questo momento, passava per caso un nobile che stava in via di ritorno alla sua camera dopo aver visitato la sua amante (3). Lui, essendo tanto rapito il cuore dalla sua amante appena separata e pensando di scrivere una Waka (4) a lei prima che cadesse la rugiada sul fiore d’ipomea (5), era un po’ distratto. Ma, all’improvviso, si è accorto che un cancello con inferriata di quella camera è aperto, Lui quindi, con la curiosità, aprendo un po’ l’avvolgibile di listelli di bambù, ha guardato dentro.

N.B:

(1) Io ho scritto per praticità “camera”, pero, naturalmente la non è come quella di oggigiorno. Era proprio uno spazio circondato dalle tende, dal paravento e anche dall’avvolgibile.

(2) In questo periodo, non c’era ancora la trapunta neppure il materassino o la coperta. Perciò la gente dormiva coprendo da qualche giacca o dalla copertina fatta di lino o di cottone. Soprattutto, questa scena era di estate, quindi, la donna dormiva coprendo semplicemente con solo una giacca.

(3) In questo periodo, l’amore era molto più libero da oggi e di solito, l’uomo visitava la camera della donna anche nel palazzo imperiale.

(4) Come suddetto, l’amore era libero, ma ce n’era una regola importante, cioè, quando l’uomo visitava la sua ragazza alla notte, lui ha dovuto lasciarla prima di spuntare il sole e poi, subito dopo mandare una Waka a lei.


(5) In questo caso, l’ipomea significa il tipo che fiorisce a buon mattino e appassisce prima di mezzogiorno. E la rugiada ovviamente cade alla terra quando il fiore è appassito, quindi, lui doveva mandare una Waka alla sua amante prima di mezzogiorno, cioè quanto possibile velocemente. 

domenica 20 agosto 2017

La serie della letteratura giapponese ~ 44 ~


Due foto di Nadeshiko (il garofano selvatico)


Makura no Soushi (44)

~ Il primo saggio in Giappone, scritto da Sei Shonagon ~

Il testo (43)

Trentaduesimo paragrafo (2)

Verso al mezzogiorno, è arrivato il padre dell’imperatrice (quando era ancora giovane) e i suoi seguiti. Il suo vestito era molto ufficiale ma bello, e tutti i membri della sua comitiva usavano il ventaglio rosso che sembrava come se fosse il fiore di Nadeshiko (il garofano selvatico) pienamente fiorito.

Nel frattempo, è cominciata la funzione. Il monaco conferenziere era molto bravo, ma, io, non solamente riuscivo a sopportare al caldo ma anche avendo un lavoro sospeso, ho cercato di andare via dopo aver ascoltato un po’ della conferenza del monaco. Tuttavia, era tanto difficile di uscire perché ci sono radunati tanti carri attorno a me. Io quindi, ci sono stata alcuni tempi, e poi quando la prima conferenza è finita, ho chiesto di aprire la strada ai padroni dei carri dietro di me. Allora loro, essendo contenti di poter trovare almeno un spazio dove c’ero io, mi hanno ceduto la strada.

Purtroppo, non era che tutti quanti erano contenti.  Alcuni, soprattutto gli anziani mi hanno accusato per la mia scortesia, che stavo andandomene nel bel mezzo della conferenza.  

Comunque, non dando orecchio a ciò, io sono riuscita a uscire stentatamente.

A questo momento, un nobile giovane bello ben vestito mi ha detto sorridendo:

“Accidenti, va bene anche andarsene. È tutto libero (1).”

Era molto spiritoso. Io quindi, dopo gli ho risposto mandando un messaggero:

“Ma voi che dite cosi, potete essere anche uno di quei cinque mila discepoli (2).”

Tuttavia, alcuni giorni dopo, questo nobile giovane ha abbandonato il mondo per entrare nella vita religiosa. (3)  Allora, io non ho potuto fare a meno di provare di cuore la fugacità della vita umana.

N.B:

(1) Queste parole derivano da un aneddoto di Budda. Cioè, quando Budda predicava ai suoi discepoli, di cui cinque mila uomini se ne andavano nel bel mezzo della conferenza, ma Budda ha detto queste parole a un suo discepolo che stava per dissuaderli

(2) Questo scambio delle parole fra Shonagon e il nobile giovane, è proprio per dimostrare implicitamente tra di loro, che ambedue sapevano quell’aneddoto di Budda.


(3) Questo nobile giovane era la persona vicina all’ex-imperatore.  Poiché questo imperatore ha abbandonato per entrare nella vita religiosa essendo triste e disperato perché aveva perso la sua consorte molto cara, il nobile anche l’ha seguito.

mercoledì 16 agosto 2017

La serie della letteratura giapponese ~ 43 ~


Due foto di Kariginu


Makura no Soushi (43)

~ Il primo saggio in Giappone, scritto da Sei Shonagon ~

Il testo (42)

Trentaduesimo paragrafo (1)

Una volta, è stato tenuto Hakkou per fare Kechien (su queste due parole, c’è già la spiegazione in “la serie della letteratura giapponese ~ 42 ~” nel palazzo di un grande generale. Tutti ne hanno lodato dicendo:

“Se uno ci va con un po’ di ritardo, non c’era più il posto da parcheggiare il suo carro. Era talmente pieno di gente che, chi è stato fino al terzo filo, ha potuto sentire stentatamente la predica del monaco. Gli altri invece, no.” Era vero! Anche io ci sono stata, ma ho avuto molta difficoltà di trovare il posto libero comunque.

Era la metà del giugno che faceva caldissimo (giugno nel calendario lunare equivale all’inizio di agosto in quel solare), ma almeno la vista del laghetto in cui fioriva il loto ci dava una certa freschezza.

Gli uomini che ci hanno partecipato erano tutti quanti i nobili di alta classe e ognuno di loro portava il vestito estivo di buon gusto, perciò lo sembrava la sfilata di moda anzi che la funzione religiosa buddista.

(N.B
In questo periodo, come ho scritto qualche volta, le donne nobili non facevano mai vedere la loro faccia in pubblico, quindi, Shonagon descriveva solo sul vestito degli uomini.)

Sul posto più alto nella sala, si sedevano i ministri e poi, un po’ più sotto stavano i nobili di alta classe e i giovani della famiglia celebre.  Ognuno vestiva Noushi (consultate per favore “La serie della letteratura giapponese ~ 6 ~”) oppure Kariginu (1) e poiché c’era ancora il tempo prima di cominciare la funzione, soprattutto i giovani si muovevano qua e là incuriositi del carro delle donne.

(1) Kariginu significa il vestito per la caccia, quindi come si vede nella foto di sopra, la parte delle spalle è aperta per muovere le mani liberamente.
Ma nel periodo Heian, questo si era diffuso come il vestito ordinario per i nobili, per la facilità di muoversi, quindi loro non potevano andare al palazzo imperiale con questo vestito. Attualmente i sacerdoti del tempio scintoista ne vestono.

Riguardo al colore, era libero tranne quel proibito, cioè in questo periodo, era stabilito il colore del vestito secondo la posizione dei nobili. Per esempio, il viola era per la famiglia imperiale e i nobili di classe alta fino al terzo grado, l’arancione come il sole di mattino era per il principe ereditario e il giallo rossastro era per l’imperatore. E questi due colori erano proibiti a tutti gli altri.

domenica 13 agosto 2017

La serie della letteratura giapponese ~ 42 ~


Due foto del fiore di loto
Makura no Soushi (42)

~ Il primo saggio in Giappone, scritto da Sei Shonagon ~

Il testo (41)

Trentunesimo paragrafo

Un giorno, quando io ho partecipato al corso di Hakkou (1) nel tempio buddista Bodaiji (2) per Kechien (3), una mia collega mi ha mandato la lettere su cui c’è scritto di stimolare il mio ritorno presto, perché lei si sente la mia mancanza.

Allora, le ho mandato una Waka scritta sulla parte dietro di un foglio di loto (※4) come seguente:

  Motometemo Kakaruhachisuno Tsuyuwookite Ukiyonimatawa
    Kaerumonokawa

(Io non voglio tornare più al mondo laico, perché, ascoltando una conferenza veramente preziosa in questo tempio, divento devota di cuore)

A questo momento, mi è venuta la voglia di entrare nella vita religiosa davvero e quasi ho dimenticato tutto il mio dover al lavoro, ma…

(1) Hakkou è una abbreviazione di Hokke Hakkou. Hokke è un sutra molto importante nel Buddismo Mahayana, con il nome di sanscrito Saddharmapundarika-sutra, e Hakkou significa una funzione religiosa buddista che si fa una conferenza su questo sutra per quattro giorni dividendo in otto volte, cioè quattro volte al mattino e altrettanto alla sera.

(2) Bodaiji è un tempio buddista che c’è stato in una parte delle montagne Higashiyama nella zona est di Kyoto.


(3) Kechien significa “legare un rapporto con il Buddismo” per entrare nella vita religiosa buddista un giorno in futuro, anche se non sia possibile farne subito. 

(※4) Poiché il loto è un simbolo del Buddismo, Shonagon ha osato scrivere una 
Waka su questo foglio.

mercoledì 9 agosto 2017

La serie della letteratura giapponese ~ 41 ~


Due foto di Tsubo Shozoku


Makura no Soushi (41)

~ Il primo saggio in Giappone, scritto da Sei Shonagon ~

Il testo (40)

Trentesimo paragrafo 2

Al contrario di questa persona di gusti volgari, se appare qualche volta un nobile veramente elegante con pochi seguiti, tutta la gente anche diventa distinta e ascolta con molta attenzione la predica del monaco.

Naturalmente, questo tipo di nobile non fa il comportamento vistoso e va via nel momento giusto. Poiché non fa mai l’atteggiamento esagerato, è più impressionante.

Poi, io non apprezzo molto la gente che viene sempre. Ovviamente, la persona che non viene mai per ascoltare la predica, non va bene, ma, “venire troppo” anche no. Soprattutto la donna che viene a piedi era molto rara una volta, ma, adesso se ne vedono ogni tanto.

Una volta, per esempio quando una donna usciva fuori per pregare nel tempio buddista, ogni tanto lei andava a piedi con il vestito Tsubo Shozoku (1).  Questo era elegante, pero, venire per ascoltare la predica quasi ogni giorno a piedi non è tanto decente, Se la vedesse la persona del tempo vecchio cosa n’avrebbe detto?  

(1) Tsusbo Shozoku è un vestito da uscire fuori o viaggiare per la donna di alta classe nel periodo Heian e Kamakura (circa 9  14 secolo). Come si vede nella foto di sopra, lei esce fuori in questo vestito coprendo la faccia con la tendina attaccata al copricapo di vimini o di paglia e porta il bastone. Poi solitamente lei porta un piccolo sacchetto da mettere la medicina al collo come il ciondolo e calza Zouri (i sandali di paglia) con i cinturini grossi.

E Tsubo significa l’urna e Shozoku è il vestito. Perché, quando lei esce fuori, deve tirare su l’orlo lungo e legarlo con un spago. Allora, la sua figura diventa proprio come un’urna, cioè la parte d’anche è gonfiata invece quella della caviglia è chiusa, perciò si chiama cosi.

domenica 6 agosto 2017

La serie della letteratura giapponese ~ 40 ~

Il ventaglio

Juzu


Makura no Soushi (40)

~ Il primo saggio in Giappone, scritto da Sei Shonagon ~

Il testo (39)

Trentesimo paragrafo  1 

Una volta, un ex-Kuroudo (consultate per favore “La serie della letteratura giapponese ~ 7 ~”, comunque, questa carica era un dovere molto faticoso e impegnatissimo, ma onorevole) non appariva in pubblico per un certo tempo, perché non voleva far sapere ai tutti che lui non è più Kuroudo.  

Invece adesso non è cosi. Sicuramente, lui, avendo questa esperienza, viene chiamato ogni tanto dai signori di alto grado, pero, lui stesso si sente poco impegnato rispetto al periodo in cui è stato il funzionario nell’ufficio di Kuroudo.

Perciò questo tipo di uomo, se una volta ha cominciato ad ascoltare la predica nel tempio buddista, diventa un’abitudine di frequentarci. E anche se nell’estate molto calda, essendosi agghindato col suo abito più bello, ci appare.

Soprattutto, quando lo vedo con Eboshi (consultate per favore “La serie della letteratura giapponese ~ 34 ~”) su cui è attaccata una etichetta di Monoimi (consultate per favore “La serie della letteratura giapponese ~ 24 ~”) appositamente, mi viene un dubbio che lui volesse far sapere ai tutti della sua devozione tanto profonda quanto uscire fuori nonostante che doveva chiudersi in casa. È un modo infantile!

Poi, lui spesso rivolge la parola al monaco e perfino ficca il naso nella maniera da parcheggiare il carro per le credenti, come se fosse sta proprio nel suo giardino.

E se quando lui vede una persona che non ha visto per lungo tempo accidentalmente, si siede al fianco suo e parla a lungo. In questo caso, lui mette le varie cose sul tappeto ogni tanto ridendo col ventaglio bello alla bocca e giocherellando Juzu (rosario buddista) ben ornamentato con le mani.


Parlando troppo delle cose cosi, lui diventa distratto per la predica del monaco alla fine. Tuttavia, non sarà giusto di accusarlo, perché lui si sarà stancato di ascoltarla, venendoci sempre….

mercoledì 2 agosto 2017

La serie della letteratura giapponese ~ 39 ~

Il carro di Birouge

Il carro di Ajiro


Makura no Soushi (39)

~ Il primo saggio in Giappone, scritto da Sei Shonagon ~

Il testo (38)
Ventinovesimo paragrafo 2

Il carro di Ajiro (1) invece, è meglio far correre velocemente. Per esempio, se questo carro passi avanti a mia casa tanto velocemente quanto non c’è il tempo da vederlo, si potrebbe vedere solamente gli inservienti che seguono correndo. Allora, mi trovo lieta di immaginare chi poteva essere dentro e tante altre cose. Se pero, questo carro passi lentamente, non avrebbe l’aria attraente.

Quando ascolto una conferenza nel tempio buddista, preferisco ascoltarla da un monaco bello. Perché, io lo guarderò e ascolterò con grande attenzione. Se invece, il monaco sia brutto, mi sarei distratta ogni tanto, e di conseguenza, commetterò un crimine dell’empietà. No, no! Non devo scrivere questa cosa. Se io fossi un po’ più giovane, avrei scritto di ciò senza nessun riflessivo.  Ma, ora io ci ho già una certa età, quindi, ho paura di disobbedire la lezione di Budda.

Dall’altra parte, secondo me, non si può apprezzare tanto chi va dappertutto per ascoltare la conferenza dal monaco da buon mattino, essendo troppo riconoscente. Mi sembra che sia fin troppo questa gente, pero, forse io che penso cosi, sarei più peccaminosa.

(1) Ajiro è una specie del carro trainato da buoi, il cui tetto è coperto da bambù o corteccia di Cipresso ed è messo un finestrino al fianco. Nel periodo Heian, è stato usato dai nobili di classe media-alta, e poi, quelli di classe alta lo usavano solo nella occasione molto informale.

N.B


Nel caso che c’è scritto “carro” in questa serie, lo significa naturalmente tutto il carro trainato da buoi.